Tecno-panici e femminicidio
la Repubblica di oggi contiene uno speciale sul femminicidio, legato alle recenti vicende di cronaca - l’omicidio di Giulia Cecchetin - e alla giornata di domani, 25 Novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. la Repubblica è storicamente uno dei più influenti giornali italiani (e il secondo per diffusione, secondo Wikipedia) e il tema è, purtroppo, terribilmente rilevante. Lo speciale è aperto da un pezzo del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari. Insomma, una cosa importante.
L’inizio desta già sospetti:
Dobbiamo chiederci com’è possibile che il delitto più antico e feroce sia oggi commesso dai nativi digitali come fossero barbari dell’antichità.
Purtroppo i sospetti vengono confermati proseguendo la lettura:
Bisogna dunque chiedersi da dove viene il seme dell’odio che germoglia dentro la generazione Zeta e i Millenials ovvero come sia possibile che i giovani nati e cresciuti col web divengano, in occasioni sempre più frequenti, vettori di aggressione contro il prossimo, e in particolare contro le donne.
E da dove verrà?
Credo che la risposta debba venire da quegli studi che indicano come, nelle democrazie avanzate, la tipologia più comune di aggressione fra i giovani sia il bullismo digitale […] La possibilità di usare il web, i social network, per aggredire amici e coetanei è una modalità di violenza che dilaga fra i giovanissimi, li fa crescere nella dipendenza da immagini offensive e aggressive, e consente di esercitare il Male contro chiunque dal segreto del proprio schermo
Non solo:
ad alimentare il bullismo […] è la carenza di conoscenza sempre più diffusa fra chi cerca nello schermo digitale la risposta ad ogni domanda. Senza più dedicare tempo e concentrazione a leggere libri […] Per il nativo digitale […] il tempo è composto da frazioni istantanee, destinate a essere consumate all’unico fine di provare emozioni sempre più intense, drammatiche, fino a sconfinare nella violenza.
Potrei andare avanti. Potete leggere l’articolo da voi. Non è che discuta anche di come i media digitali potrebbero avere un’influenza sul femminicidio: tutto l’editoriale, breve, ne identifica la causa principale nell’uso dei media digitali. Il direttore de la Repubblica. Aprendo uno speciale in un momento in cui tutta la nazione parla di questo.
Ora, se siete lettori di “Cinque link a settimana”, sapete come gli studi sugli effetti dei media digitali sui comportamenti abbiano in generale risultati molto complessi da interpretare e come sia problematico trovare relazioni causali. Ma basterebbe anche spendere “una frazione istantanea” di tempo su google per scoprire che, per esempio, al 9 Novembre 2023, nei 91 casi accertati di femminicidio quest’anno in Italia, “il colpevole o presunto tale per le informazioni al momento disponibili” aveva un’età media di 54 anni e mezzo. In un’altra frazione istantanea potreste vedere come i femminicidi non siano aumentati negli ultimi 30 anni (nemmeno diminuiti purtroppo, ma con mia sorpresa l'Italia e’ uno dei paesi europei con il tasso più basso), cosicché il ruolo dei nativi digitali sembra come minimo inserirsi in una consolidata tradizione.1
Come ho già discusso molte volte, il punto non è scagionare i social media. Abbasso i social media. Camminate, suonate la fisarmonica, bevete vino in compagnia. Il punto è che incolpare i giovani e le nuove tecnologie è vecchio quanto i giovani e le nuove tecnologie e dice molto di più sugli accusatori che sul problema. Identificare in questo modo le cause di problemi sociali complessi (e, in questo caso, dalle conseguenze tangibili e terribili) non solo è, per il femminicidio, quasi sicuramente sbagliato, ma finisce per distogliere l’attenzione dai veri problemi.2
Per i lettori di “Cinque link a settimana”: potreste esservi accorti che non ci sono stati aggiornamenti nelle ultime settimane. La situazione potrebbe migliorare.