I link della settimana (#48)
(i) Impact of digital screen media activity on functional brain organization in late childhood: Evidence from the ABCD study (Jack Miller et al., Cortex, 17 Novembre 2023). Questo studio ha coinvolto quasi 12.000 bambini, tra i 9 e 12 anni, negli Stati Uniti, che sono stati seguiti per due anni. È stato chiesto loro di monitorare le loro attività digitali quotidiane (TV, videogiochi, social media, eccetera) che sono state poi incrociate con scansioni MRI per monitorare la connettività funzionale del cervello, valutazioni della salute fisica e mentale, nonché informazioni provenienti dagli operatori sanitari. Come sospettavamo, utilizzare tecnologie digitali distrugge letteralmente il cervello di bambini e adolescenti. Haha, scherzavo. Niente. Nessuna correlazione. In particolare, anche tra quelli con alti livelli di utilizzo, non sono stati identificati segni di compromissione dello sviluppo cerebrale. (ABCD sta per Adolescent Brain and Cognitive Development.)
Nel press release, Andrew Przybylski conclude:
Our findings should help guide the heated debates about technology away from hyperbole and towards high-quality science. If researchers don’t improve their approach to studying tech, we’ll never learn what leads some young people to flounder and others to flourish in the digital age.
(ii) Machine culture (Levin Brinkmann et al., Nature Human Behaviour, 20 Novembre 2023). Da un po’, mi pare, mancavano autopromozioni. In questo articolo, insieme a molti altri autori, riflettiamo, da una parte, su come utilizzare la teoria dell’evoluzione culturale per studiare i cambiamenti che le nuove applicazioni di Intelligenza Artificiale stanno creando e, dall’altra, su come queste applicazioni possano cambiare le future dinamiche culturali.
(iii) Misinformation is not a virus, and you cannot be vaccinated against it (Dan Williams, blog personale, 4 Dicembre 2023). Il dibattito sulla disinformazione online continua e, fortunatamente, le voci scettiche rispetto ai toni allarmistici e alle metafore “virali” stanno aumentando. Forse con alcuni dei lavori fatti in passato abbiamo avuto un piccolo ruolo in tutto ciò. Sarebbe bello.
(iv) Auditing YouTube’s recommendation system for ideologically congenial, extreme, and problematic recommendations (Muhammad Haroon et al., PNAS, 5 Dicembre 2023). Ho ripetuto spesso qui che l’idea di “radicalizzazione algoritmica”, per quanto intuitivamente plausibile (e piacevolmente auto-assolvente: noi siamo buoni, sono gli algoritmi a renderci cattivi…) non abbia mai trovato un solido sostegno empirico. Per spirito di imparzialità, questa ricerca trova un - piccolo - effetto, per cui, per utenti di tendenze politiche di destra, YouTube propone dei contenuti che possono essere più estremisti di quelli considerati in precedenza. (Ovviamente il punto principale non cambia: anche se questo fosse vero, nessuno obbliga questi utenti a cliccare e, soprattutto, a cambiare le loro idee una volta esposti a contenuti differenti.)
(v) We’re Witnessing the Birth of a New Artistic Medium (Stephen Marche, The Atlantic, 27 Settembre 2022). Un articolo di qualche tempo fa, ma attuale nella discussione molto contemporanea sull’intelligenza artificiale che sostituirebbe gli artisti. Un aspetto interessante è che la stessa cosa, praticamente con gli stessi termini, era stata detta all’invenzione della fotografia. Naturalmente, le cose cambiano, ma una lunga prospettiva può aiutarci.
Cinque link a settimana va in pausa natalizia. Buone feste!