I link della settimana (#9)
(i) Pushing Buttons: Why linking real-world violence to video games is a dangerous distraction (Keza MacDonald in The Guardian, 24 maggio 2022). Non c’è nessun sostegno scientifico dell’idea che i videogame causino comportamenti violenti nel mondo reale. Il problema vero, come spesso accade, è che queste “soluzioni” illusorie distraggono dalle cause reali.
(ii) How Harmful Is Social Media? (Gideon Lewis-Kraus in The New Yorker, 3 giugno 2022). Un lungo e ragionato articolo - nato in parte come risposta ad un precedente intervento di Jonathan Haidt di cui avevamo già parlato - che discute quello che davvero sappiamo sulla pericolosità dei social media: “There’s a general sense that it’s bad for society—which may be right. But studies offer surprisingly few easy answers.”
(iii) Google engineer says Lamda AI system may have its own feelings (Chris Vallance in BBC News, 13 giugno 2022). Una delle notizie della settimana e’ stato l’allontanamento da Google di un ingegnere che sostiene che uno dei programmi di intelligenza artificiale sviluppati da Google, LaMDA (Language Model for Dialogue Applications), sia senziente. Per avere un’idea, potete trovare qui la trascrizione del “dialogo” tra il chatbot e l’ingegnere Google.
(iv) Benché se ne sia parlato in abbondanza, sembra ragionevole che non ci sia molta sostanza dietro all’idea di LaMDA cosciente. Una discussione - molto critica - è: Nonsense on Stilts (Gary Marcus, Substack, 12 giugno 2022). Tra l’altro, si è poi visto che le motivazioni dietro alle affermazioni dell’ingegnere non erano, diciamo così, troppo robuste da un punto di vista scientifico.
(v)Negative downstream effects of disinformation discourse: Evidence from the US (Andreas Jungherr e Adrian Rauchfleisch, SocArXiv Preprint, 15 giugno 2022). Insistere sul fatto che disinformazione, “fake news” e via dicendo inondino internet e, in particolare, i social media, come spesso fanno alcuni giornalisti e ricercatori, potrebbe avere effetti negativi, per esempio ridurre la fiducia nei media - di per sé già molto bassa. In questo preprint (un articolo scientifico che non ha ancora passato la peer-review, quindi non ancora ufficialmente pubblicato) questa idea viene testata con un esperimento. I partecipanti a cui vengono date informazioni allarmistiche riguardanti la disinformazione online tendono poi a esprimere maggiore preoccupazione per lo stato della democrazia e, soprattutto, a supportare legislazioni restrittive della libertà di espressione in ambito digitale.