I link della settimana (#81)
(i) L'idea che Internet e i social media offrano accesso a informazioni per giustificare credenze (possibilemente sbagliate) è in effetti più sensata delll'idea che diffondano false informazioni che cambiano la mente delle persone (in termini dell'articolo: “justification machine” contro “brainwashing machine”) E tuttavia - questo lo aggiungo io - l'aumento di informazioni causato da internet non favorisce necessariamente le informazioni sbagliate – anzi, ci sono molte più informazioni affidabili. Dobbiamo trovare una spiegazione migliore per la diffusione di credenze che non ci piacciono. (Se non potete leggere l’articolo, io non vi ho detto niente, ma potete incollare il link su archive.is. Poi, se vi capita di leggere altri articoli dell’Atlantic che vi piacciono, abbonatevi!)
(ii) Il video dove Zuckerberg spiega che Meta (Facebook, Instagram, ecc.) sostituirà i fact-checkers esterni utilizzati finora con il modello di Community Notes, simile a quello usato da X, con l’idea di favorire la libertà di parola. Interpretata come la svolta trumpiana di Zuckerberg, ma vi metto anche qualche voce discordante.
(iii) Il Pew report annuale su social media e adolescenti (americani). Niente di particolarmente nuovo, a parte - per me almeno - le differenze di uso su base etnica. Un quarto di intervistati classificati come ispanici e neri riporta di usare TikTok, YouTube e (in parte) Instagram “quasi costantemente”, contro percentuali che per i bianchi sono tra il 7 e il 9%. Why?
(iv) Ora che l’anno è finito si può fare il punto sugli effetti che l’intelligenza artificiale ha avuto sulle elezioni. Non molti pare.
(v) Potere dell’evoluzione culturale: “Prima del 750 d.C., a causa di errori di copiatura e della generale perdita di memoria riguardo al suo aspetto, l'immagine dell'imperatore romano sulle monete inglesi si era evoluta in quella di un porcospino”. Preso da qui.
Buon 2025!