I link della settimana (#60)
(i) I rabbit holes sono per i rabbits. Come dirlo in italiano?
(ii) E se a contribuire a causare il peggioramento della salute mentale dei giovani (in alcune nazioni) non fossero i social media, ma il fatto stesso che ci sia una maggiore attenzione ai problemi mentali?
(iii) Capire quali sono gli effetti degli algoritmi che scelgono cosa vediamo sui social media non è facile. Questa ricerca ha trovato un modo: confrontare i contenuti, per la stessa persona, della timeline algoritmica e di quella cronologica dove, in teoria, tutti i post dei nostri contatti ci vengono presentati man mano che appiano, senza selezione. Come sospettavamo, l’algoritmo di Twitter tende ad amplificare contenuti divisivi. (Non è necessario che Twitter, ora X, sia intenzionalmente malvagio, il problema è che piacciono di più alla maggioranza degli utenti….)
(iv) La parentesi di sopra mi fa venire in mente che questo è un problema ricorrente per l’internet sociale. Quando gli utenti aumentano, le cose peggiorano. C’e’ anche un nome per questo.
(v) Sto leggendo un altro libro e non è come mi aspettavo. L’idea principale sembra essere che la personalizzazione algoritmica è un risultato della nostra aspettativa che tutto ruoti intorno a noi e che la nostra identità soggettiva sia importante, che ha anche una lunga storia nel pensiero occidentale. Magari vi interessa.