I link della settimana (#53)
(i) PoliDashboard (Social Media Lab at Toronto Metropolitan University). Un applicazione online che vi permette, in un clic, di monitorare le pubblicità politiche sulle piattaforme di proprietà di Meta, come Facebook e Instagram, in diverse nazioni. Il link vi porta direttamente all’Italia, dove al momento non sembra stia succedendo molto…
(ii) TikTok goes full YouTube (Emilia David, The Verge, 29 Gennaio 2024). TikTok sta sperimentando alcune modifiche che renderanno la piattaforma più simile a YouTube, quali la possibilità di video orizzontali, e lunghi fino a 30 minuti. Alcune altre modifiche nella stessa direzione erano già state effettuate, come la possibilità per i “creatori” di farsi pagare dagli abbonati. YouTube, a sua volta, era diventato più simile alla televisione, con video lunghi e professionalizzazione. Perché tutto ciò è interessante: siamo soliti pensare in maniera mono-direzionale agli effetti di media, piattaforme, ed algoritmi sugli utenti (la “generazione TikTok” che, ammaestrata dagli algoritmi, passa da un video di dieci secondi all’altro), ma non è quello che accade. Le nostre preferenze sono importanti e gli algoritmi si adeguano.
(iii) The myth of technological inevitability (Dave Karpf, The Future, Now and Then, 24 Gennaio 2024). Come sopra, un’altra piccola riflessione sul tecno-determinismo. Sia tecno-ottimisti che tecno-pessimisti tendono a vedere il progresso delle tecnologie come qualcosa di inevitabile, a meno di opporvisi con forza (come auspicato da tecno-pessimisti e temuto da tecno-ottimisti). Questo articolo ci ricorda che alla fine degli anni ‘90 del secolo scorso si dava più o meno per scontato che la clonazione umana sarebbe avvenuta a brevissimo.
(iv) ‘Zuckerberg, what were you thinking?’ Tech CEOs grilled in DC (Sam Cabral and Nomia Iqbal, BBC News, 31 Gennaio 2024). Il live BBC (non so per quanto resterà, ma per ora c’è, semmai trovate tutto qui) dell’udienza al Senato USA dei CEO di Meta (ossia Mark Zuckerberg), TikTok, Discord, X (ex twitter), e Snap (Snapchat) su "Big Tech e la crisi dello sfruttamento sessuale online dei minori". Ora, io non sono necessariamente un loro grande fan, ma l’udienza mi è sembrata un esercizio nella creazione di capri espiatori. Per esempio, a Shou Zi Chew (TikTok) è stato chiesto più volte se TikTok fosse sotto l’influenza del partito comunista cinese; Mark Zuckerberg è stato accusato “di avere le mani sporche di sangue”, ed è stato costretto a scusarsi con le famiglie presenti nel pubblico. Se avete tempo date un occhio alla pagina wikipedia sull’idea di panico morale. Come ripetuto qui allo sfinimento, il problema è che, quando ci si concentra su soluzioni dubbie, i veri problemi rimangono inaffrontati ed inizio a pensare sempre di più che questo possa fare comodo ai politici (forse sto solo invecchiando).
(v) KOSA isn’t designed to help kids (danah boyd, Medium, 31 Gennaio 2024). Se volete leggere qualcosa di sensato sulla vicenda di sopra, questo è per voi.