I link della settimana (#52)
(i) Misunderstood mechanics: How AI, TikTok, and the liar’s dividend might affect the 2024 elections (Zeve Sanderson, Solomon Messing e Joshua A. Tucker, Brookings, 22 Gennaio 2024). Con l’inizio dell’ “anno elettorale” (soprattutto per gli Stati Uniti) si moltiplicano i pezzi sui possibili effetti di disinformazione e Intelligenza Artificiale. Questo pezzo evita i soliti toni allarmistici (per esempio riconoscendo come l’effetto della disinformazione sia stato probabilmente sovrastimato nel passato), nello stesso tempo discutendo alcuni possibili pericoli, più realistici. In particolare due. Uno è il fatto che molte informazioni potrebbero diffondersi su TikTok, che ha una raccomandazione algoritmica diversa dai “soliti” social media, in breve non basata sul proprio network di contatti, ma che insiste a proporre i contenuti più “virali”. Il secondo (liar’s dividend) si riferisce alla possibilità non tanto che vengano generati contenuti falsi con l’intelligenza artificiale, ma che i politici possano dire che contenuti veri, che non li mettono in buona luce, siano stati generati dall’intelligenza artificiale.
(ii) Ormai riconoscerete Dan Williams, che riflette sullo stesso tema.
(iii) Our field was built on decades-old bodies of research across a range of disciplines. It wasn’t invented by a ‘class of misinformation experts’ in 2016 (Zarine Kharazian, Madeline Jalbert, e Saloni Dash, Centre for an Informed Public, University of Washington, 24 Gennaio 2024). Perchè non si dica che sono troppo di parte (ma certo che lo sono!), qui un pezzo che difende gli studi mainstream sulla disinformazione online. Io non sono troppo convinto, ma fatevi la vostra idea.
(iv) Hologram lecturers thrill students at trailblazing UK university (Rachel Hall, The Guardian, 21 Gennaio 2024). È certo possibile che l’educazione, in questo caso universitaria, continuerà a venire rivoluzionata dalle tecnologie digitali. Questo pezzo sui professori sotto forma di ologramma, tuttavia, come notato, non cita i commenti di nessuno studente (al contrario di quello che si lascia intendere nel titolo), ma quelli delle persone dello staff che progettano di utilizzarli e, soprattutto, dell’organizzazione che li vende. Insomma, un press release camuffato.
(v) When the Mac was a Munition (Louis Anslow, Pessimiste Archive, 24 Gennaio 2024). Nel 1999, il governo USA classificò il nuovo Power Mac G4 come una potenziale munizione o arma di guerra, con sottintese restrizioni sull’esportazione. Il motivo? La macchina raggiungeva per la prima volta il GIGAFLOP di potenza di calcolo, ossia un miliardo di operazioni matematiche per secondo (in virgola mobile, se proprio vogliamo essere geek, da cui deriva "FLOPs", che sta per "Floating Point Operations Per Second").
Steve Job ne fece una pubblicità televisiva.
Un’altra informazione: L’Iphone 15 Pro (del 2024), dicono, ha invece 2000 GIGAFLOPS. Il supercomputer di Jurassic Park? 100 volte meno.