I link della settimana (#51)
(i) Negative Downstream Effects of Alarmist Disinformation Discourse: Evidence from the United States (Andreas Jungherr e Adrian Rauchfleisch, Political Behavior, 12 Gennaio 2023). Lo avevo già linkato quando uscì come preprint, ma repetita iuvant (guardate il link successivo), ora che ha passato la peer-review ed è stato pubblicato. Insistere sul fatto che disinformazione, “fake news” e via dicendo inondino internet e, in particolare, i social media, come spesso fanno alcuni giornalisti e ricercatori, potrebbe avere effetti negativi, per esempio ridurre la fiducia nei media legittimi o nelle istituzioni - di per sé già molto bassa. Insistere sull’importanza di “combattere la disinformazione” è un’arma a doppio taglio. Qui questa idea viene testata con un esperimento. I partecipanti a cui vengono date informazioni allarmistiche riguardanti la disinformazione online tendono poi a esprimere maggiore preoccupazione per lo stato della democrazia e, soprattutto, a supportare legislazioni restrittive della libertà di espressione in ambito digitale.
(ii) Ursula von del Leyden: misinformation is world’s gravest problem (Laurel Duggan, Unherd, 16 Gennaio 2024). Appunto:
“For the global business community, the top concern for the next two years is not conflict or climate,” she said in her speech at the World Economic Forum’s annual meeting in Davos. “It is disinformation and misinformation, followed closely by polarisation within our societies.”
Come abbiamo linkato la settimana scorsa, per gli esperti del World Economic Forum, che la presidente della Commissione Europea Ursula von del Leyden cita con approvazione, la disinformazione online è più preoccupante di guerre e cambiamento climatico. A pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina, come diceva qualcuno?
(iii) Questo è il Substack di Dan Williams, che commenta sui risultati del sondaggio del World Economic Forum's: “either wrong or not even wrong.”
(iv) A groundbreaking study shows kids learn better on paper, not screens. Now what? (John R MacArthur, The Guardian, 17 Gennatio 2024). Il Guardian ha una nuova rubrica “Reclaim your brain” (immaginate un po’ dove vuole andare a parare…). Questo articolo inizia citando il “nationwide collapse in reading scores among American youth”. La fonte è un altro articolo del New York Times, la cui fonte è, a sua volta, una valutazione del NAEP (National Assessment of Educational Progress). Secondo il New York Times “The math and reading performance of 13-year-olds in the United States has hit the lowest level in decades". I dati del NAEP sono disponibili e facili da esplorare. Ora, questi sono i dati per la lettura (reading performance) per il grade-8 (che dovrebbe corrispondere a 13 anni):
In effetti, il valore del 2022 “has hit the lowest level in decades”, perchè per trovare lo stesso risultato dobbiamo andare al 1994. Lascio a voi giudicare se si tratti di un “collasso”.
Qui, gli stessi dati per matematica:
L’unica tendenza negativa (comunque una decina di punti, quindi parliamo del 3 o 4 %) avviene tra il 2019 e il 2022, quindi possibilmente legata alle chiusure delle scuole per il coronavirus.
E, a quanto pare, anche il “groundbreaking study” non sembra granché.
(v) Visto il tono stizzito fin qui, cambiamo argomento. Questi sono quattro posti che non esistono secondo le teorie del complotto: Bielefeld, lo stato del Wyoming in USA, la Finlandia, e, last but not least, il nostro Molise!