I link della settimana (#50)
(i) What We Watched: A Netflix Engagement Report (12 Dicembre 2023). Netflix ha iniziato a pubblicare dati su quello che la gente guarda sulla piattaforma. I report contengono i titoli, il numero di ore di visione, e se la serie è disponibile a livello globale. Questo report (un file excel che potete scaricare) riguarda i primi sei mesi del 2023, per un totale di circa 18.000 titoli e 100 miliardi (!) di ore di visione. Si possono vedere alcune cose interessanti, per me è che non ho idea di cosa siano la maggior parte delle serie televisive più viste al mondo.
(ii) Social Media and Adolescent Health (Dicembre 2023). Un “consensus study report” delle National Academies di Ingegneria, Scienza, e Medicina degli Stati Uniti su social media e salute mentale, che cerca di fare il punto della situazione. Finalmente, un pezzo senza allarmismi, e che considera in modo mi pare equilibrato possibili problemi, ma anche benefici dell’uso dei social media negli adolescenti. Una conclusione è che non c’è al momento evidenza scientifica che supporti restrizioni all’accesso.
(iii) Forget technology — politicians pose the gravest misinformation threat (Rasmus Kleis Nielsen, Financial Times, 2 Gennaio 2024). Un pezzo del direttore del Reuters Institute for the study of journalism all’Università di Oxford. Il 2024 sarà un anno di elezioni in molti paesi e si sono levate molte voci sul pericolo che la disinformazione online, possibilmente in congiunzione con i recenti sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, rappresenti un grave pericolo. Noi siamo scettici, come questo articolo, che ci ricorda che la disinformazione quasi sempre “viene dall’alto”: è ai politici che dobbiamo stare attenti, più che alla tecnologia.
(iv) Global Risks Report 2024 (World Economic Forum, 10 Gennaio 2024). E invece quasi 1500 esperti o “global leaders”, in un sondaggio del World Economic Forum, pensano che, a breve termine, ossia per i prossimi due anni, il più severo rischio globale sia proprio la disinformazione. Più delle guerre, più del cambiamento climatico, più dell’inquinamento, più delle migrazioni forzate. Vedete voi. Io ne ricavo che c’è ancora molto lavoro da fare.
(v) La leggenda della morte di Pippo Franco, il “Paul McCartney italiano” (Simone Fontana, Facta, 27 Dicembre 2022). Parlando di cose serie, cercando esempi di teorie del complotto ne ho trovata una inaspettata, ossia che Pippo Franco sia stato ucciso all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso e sostituito da un sosia. Il nostro si sarebbe trovato a girovagare da solo per le campagne in Puglia quando, arrampicatosi su un albero per raccogliere delle mandorle, un contadino gli avrebbe sparato, ferendolo mortalmente. A quel punto, la RAI, visto il grande successo dello showman al tempo, lo avrebbe, per ragioni economiche, prontamente rimpiazzato con un tale Salatino Fulvio Franco, un piccolo contrabbandiere che gli somigliava. La bizzarra storia rientra in un filone di successo, il cui esempio forse più noto è quello di Paul McCartney (se avete tempo, andatevi a vedere come vengono interpretati i numerosi “indizi” presenti nella copertina di Abbey Road).