I link della settimana (#49)
(i) Nikki Haley says TikTok makes people ‘17% more antisemitic, more pro-Hamas’ (Martin Pengelly, The Guardian, 7 Dicembre 2023). La repubblicana Nikki Haley, ex-governatore della Carolina del Sud, ha affermato che stare mezz’ora su TikTok rende le persone il 17% più antisemite e più a favore di Hamas. Speriamo che l’effetto non sia cumulativo! Ora, è facile prendere in giro quello che è, credo, semplicemente un modo maldestro di presentare i risultati di un sondaggio: quello che è più problematico è che l’idea per cui ci sia un collegamento causale tra antisemitismo e utilizzo di social media sembra del tutto normale. L’Economist riporta una ricerca secondo cui uno su cinque giovani statunitensi pensa che l’Olocausto sia un mito, e commenta come “i social media potrebbero avere un ruolo”, citando lo stesso sondaggio citato da Haley, per cui “i giovani che usano TikTok hanno maggiori probabilità di avere convinzioni antisemite”. Insomma, una soluzione decisamente semplice per il negazionismo dell'Olocausto.
(ii) “Grazie ai videogame ho imparato a risolvere problemi complessi”. La storia di Rokhaya Diagne che lavora per sconfiggere la malaria con l’intelligenza artificiale (Tiziana Metitieri, Valigia Blu, Dicembre 2023). Finalmente un articolo in italiano, di Tiziana Metitieri, che esce dal solito schema narrativo del tecno-panico, così di successo nei mezzi di comunicazione. Una (i) ragazza, (ii) senegalese, che (iii) dichiara di avere, grazie ai videogiochi, cambiato i propri interessi (verso la tecnologia) e imparato ad affrontare i problemi in modo diverso.
(iii) Misinformation is the symptom, not the disease (Dan Williams, Institute of Art and Ideas, 7 Dicembre 2023). Un altro pezzo del filosofo Dan Williams che riassume l’idea, spesso qui menzionata, che la disinformazione sia sintomo più che causa dei problemi della società, e che i tentativi di combattere la disinformazione possano fare più male che bene, creando una generalizzata sfiducia nei mezzi di comunicazione, nelle istituzioni, e nella politica. Da queste parti, come si dice, sfonda una porta aperta, ma pare ci sia ancora molto da fare.
(iv) Clima. Disinformazione e comportamenti: una sfida per gli studiosi (Alphaville, Radio Svizzera Italiana, 6 Dicembre 2023). Se vi va, ho partecipato ad un breve dibattito alla Radio Svizzera Italiana, insieme a Tobia Spampatti, su disinformazione e cambiamento climatico. La mia maggiore preoccupazione era che il mio scetticismo sul ruolo della disinformazione non venisse interpretato come scetticismo sul cambiamento climatico. Speriamo.
(v) How Big is YouTube? (Ethan Zuckerman, 22 Dicembre 2023). Appunto: quanto è grande YouTube? Un pezzo super-interessante per diverse ragioni. Primo, fornisce un nome accattivante - il “problema del denominatore” - ad un concetto a cui abbiamo spesso accennato qui, ossia che per capire la diffusione di un problema (o di qualsiasi cosa) online, non possiamo farci impressionare dai grandi numeri (“ci sono mille mila fake news su Facebook!”), ma dobbiamo considerarli in rapporto alla quantità totale dell’informazione online. In altre parole, le mille mila fake news sono il numeratore di una frazione il cui denominatore, plausibilmente molto più grande, è la quantità totale di informazioni che possiamo trovare, in questo esempio, su Facebook. Secondo, per trovare il “denominatore” di YouTube, utilizzano un metodo brillante che, in breve, consiste nel provare dei link casuali e vedere se c’è effettivamente un video a quell’indirizzo, un po’ come fare dei numeri di telefono a caso con il prefisso di una città per stimare la grandezza di quella città. Terzo, i risultati - disponibili qui - sono molto interessanti. La stima è che YouTube contenga 13,325,821,970 video. La mediana di “likes” e “commenti” per i video di YouTube è zero. Lascio a voi l’interpretazione di quest’ultima informazione.