I link della settimana (#43)
(i) Why do people turn to smartphones during social interactions? (Ryan J. Dwyer et al., Journal of Experimental Social Psychology, numero di Novembre 2023). Immaginate che vi venga detto di partecipare ad uno studio in cui vengono misurati alcuni marker biologici, come, per esempio, il livello di cortisone. Vi si dice che si devono fare due misurazioni a distanza di venti minuti, e per questi venti minuti dovete restare in una stanza ad aspettare, insieme ad altri 2 o 3 partecipanti. In realtà, c’è un trucco e l’esperimento è un altro: a metà dei partecipanti (e dei gruppi) veniva detto che non potevano portare nella stanza le loro chiavi, i loro portafogli e (tadà!) i loro smartphone, mentre all’altra metà no. Il risultato principale è che alla fine dei venti minuti, quando i ricercatori hanno chiesto quanto l’esperienza fosse stata piacevole (o spiacevole), i partecipanti senza smartphone hanno dichiarato di avere avuto un’esperienza più piacevole. Da qui a: gli smartphone danno dipendenza (nella discussione dell’articolo) e rovinano gli adolescenti il passo è naturalmente breve. Questo esperimento sembra fatto in modo ragionevole (più di 300 partecipanti; le ipotesi che i ricercatori avrebbero testato sono state pre-registrate prima di fare l’esperimento) ma, a mio avviso, l’esperimento ci dice solo che in alcune condizioni (per esempio, siete tutti studenti dello stesso dipartimento di psicologia di una grande università canadese) fare due chiacchiere con altri ci fa piacere, ma anche richiede uno sforzo che in molte situazioni evitiamo. Cosa sarebbe successo se i partecipanti avessero avuto qualcosa da leggere? O ci fosse stato uno schermo con un film o simile nella stanza? Non c’è dubbio che, in media, le interazioni sociali ci rendono più felici (questo sembra uno dei più resistenti risultati della psicologia moderna), ma come agevolarle mi sembra un problema più complesso del gridare al lupo.
(ii) Insight in the Conspiracist’s Mind (Sander Van de Cruys et al., Personality and Social Psychology Review, 30 Settembre 2023). Dall’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti d’America da parte dei sostenitori di Trump ai microchip che Bill Gates ha messo nei vaccini COVID si è fatto un gran parlare dei danni che sarebbero provocati dalle teorie del complotto. Contro la visione per cui i complottisti siano semplicemente ingannati dalla disinformazione, questo articolo discute, senza condiscendenza, le motivazioni che possono rendere il credere in teorie complottiste una prospettiva attraente per alcuni. In particolare, come già discusso, possono fornire un’appagante sensazione di, come dicono gli autori, “autonomously make discoveries through personal knowledge-generating actions” - o, sempre nelle parole degli autori: “aha” experience.
(iii) How Google Alters Search Queries to Get at Your Wallet (Megan Gray, Wired, 2 Ottobre 2023). Come si dice, ma in questo caso senza ironia: big if true. L’articolo racconta di come il motore di ricerca Google alteri le nostre ricerche in modo da presentarci annunci pubblicitari. Sappiamo già che Google altera le nostre ricerche utilizzando un algoritmo che aggiunge sinonimi per fornire “risultati più rilevanti”. Questo pero’ avrebbe delle conseguenze non volute (da noi, ma, a quanto pare, volute da Google). Mettiamo che stiamo cercando “merende per bambini”, Google potrebbe sostituirlo con “merende per bambini - Mulino Bianco” (ovviamente mi sto inventando l’esempio) in modo che i primi risultati siano quelli pagati dal marchio. Un aspetto secondo me interessante, non discusso nell’articolo, è che, se questo fosse vero, significa che a Google si sarebbero accorti che le tanto strombazzate pubblicità personalizzate (soprattutto da chi ci allarma sul loro pericolo), con gli algoritmi che conoscono tutto di noi, non funzionano granché, per cui è necessario ricorrere a qualche trucchetto aggiuntivo.
(iv) An Antidote to Overpathologizing Computer-Mediated Communication: An Evolutionary Perspective on Mixed Effects of Mismatch (Tanai Katiyar et al., PsyArXiv Preprint, 3 Ottobre 2023). Forse non il più accattivante titolo possibile, ma questo articolo cerca di fornire una prospettiva evoluzionistica ai nostri contemporanei comportamenti digitali senza cadere in facili allarmismi.
(v) The synthetic social network is coming (Casey Newton, Platformer, 29 Settembre 2023). Da mesi si susseguono previsioni su quello che accadrà con gli sviluppi e l’utilizzo diffuso dell’intelligenza artificiale nei prossimi anni. Una cosa che invece accade da oggi - o tra pochissimo - è che i nostri feeds dei social media si potrebbero popolare di agenti AI con cui interagiremo in modo naturale (per questo, la tecnologia è chiaramente presente). Insieme ai contenuti dei nostri contatti umani, potremmo vedere anche quelli degli agenti artificiali che abbiamo deciso di seguire, possibilmente personalizzati sui nostri interessi. (Bonus: c’è anche Snoop Dogg.)