I link della settimana (#39)
(i) Is emotionality a fingerprint of misinformation? (Dan Williams, 5 Settembre 2023). Nella mia ricerca ho argomentato che la disinformazione, proprio perché meno vincolata dalla realtà, può fare appello in modo più libero alle nostre preferenze cognitive, creando così storie “attraenti”, per esempio a proposito di possibili minacce, o che evocano particolari emozioni. In questo pezzo il filosofo Dan Williams discute di come anche molta informazione vera faccia uso delle stesse strategie e di come, visto che non c’e’ un discrimine netto tra disinformazione ed informazione vera, usare l’”emozionalitá” come modo per distinguere la disinformazione non sia una buona idea. Sono generalmente d’accordo, anche se penso che si potrebbe usare non per distinguere tra disinformazione e informazione vera (un compito probabilmente impossible e, soprattutto, non particolarmente utile) ma per valutare le notizie su una scala differente, qualcosa come un “indice di sospetta manipolazione” (ho decisamente bisogno di un nome migliore). Notizie che occupano le zone “alte” di questa scala non sarebbero necessariamente false (e viceversa, notizie nelle zone basse non sarebbero necessariamente vere), ma dovrebbero essere guardate con più cautela.
(ii) Inside the AI Porn Marketplace Where Everything and Everyone Is for Sale (Emanuel Maiberg, 404, 22 Agosto 2023). Chi l’avrebbe mai detto, I recenti sviluppi di intelligenza artificiale sono stati utilizzati con successo per generare materiale pornografico! L’articolo racconta un po’ di esempi, tra problemi etici, copyright, etc. - i link, che ho provato per ragioni professionali, portano quasi sempre a pagine per cui è necessario fare il login.
(iii) Conspiracy theories as serious play (Neil Levy, articolo in stampa). Avevamo parlato qualche tempo fa di come le teorie del complotto abbiano caratteristiche simili a giochi di ruolo, qui un articolo che prende molto seriamente questa spunto.
(iv) Estimating the association between Facebook adoption and well-being in 72 countries (Matti Vuorre e Andrew K. Przybylski, Royal Society Open Science, 9 Agosto 2023). Un’altra ricerca che non ha trovato una relazione tra uso di social media (Facebook) e peggioramento della salute mentale. Un vantaggio di questa ricerca è che non si è limitata, come spesso accade, a soggetti nordamericani o europei: i dati provengono da 72 nazioni.
(v) E’ Bluesky il nuovo Twitter? Dopo Mastodon e Thread, che non pare abbiano attecchito, il social media del fondatore di Twitter Jack Dorsey sta iniziando ad accumulare un numero significativo di utenti - per accedervi bisogna essere invitati, o iscriversi ad una waiting list (io ho fatto la seconda, per un paio di settimane). Un possibile vantaggio è che, per l’utente di tutti i giorni, sembra esattamente uguale a Twitter. E: ne abbiamo bisogno?