I link della settimana (#18)
(i) Meta urged to pay reparations for Facebook's role in Rohingya (Natasha Lomas, TechCrunch, 29 Settembre 2022). Un report di Amnesty International accusa Meta (ex Facebook) di avere avuto un contributo fondamentale nel genocidio dei Rohingya nel 2017, in Myanmar. L’accusa è che Facebook non si sia limitato a non avere un ruolo attivo nell’impedire la diffusione del materiale che incitava a violenza e discriminazione, ma che abbia avuto un ruolo attivo: l’algoritmo avrebbe promosso questo materiale, perché di successo (il report di Amnesty, per chi se lo vuole leggere si trova qui). Io ho sempre la sensazione che “dare la colpa all’algoritmo” sia un po’ dare meno colpa ai perpetratori, ma queste sono questioni complicate. E, probabilmente, avremo sempre più a che fare con simili decisioni nel futuro, per cui meglio cercare di capirci il più possibile.
(ii) Elon Musk, Twitter and the mysterious X app (Zoe Kleinman, BBC, 5 Ottobre 2022). Dopo l’offerta iniziale di comprare Twitter, Elon Musk si era tirato indietro affermando che c’erano troppi account fake (in Italia si dice “ci è o ci fa?”. Speriamo ci faccia), ma ora pare abbia cambiato idea. Secondo un tweet, l’acquisto accellererebbe la creazione di una nuova app X, un’applicazione che incorporerebbe servizi ora in applicazioni separate (per esempio pagamenti, social media, messaging, eccetera). Vedremo.
(iii) Measuring the effects of misinformation exposure and beliefs on behavioural intentions: a COVID-19 vaccination study (Constance de Saint Laurent et al., Cognitive Research: Principles and Implications, 2022). Torniamo alla cara vecchia disinformazione online. Abbiamo discusso in precedenza di come tra l’essere esposti a disinformazione (ma anche a informazione vera) e cambiare comportamento o credenze ce ne passi. Questo articolo ha testato se dopo essere esposti a disinformazione sui vaccini anti-COVID i partecipanti cambiassero le loro attitudini rispetto alla vaccinazione. La risposta breve è: no, per nulla. Il piccolo cambiamento riscontrato è stato in effetti nella direzione opposta, ossia aumentava il consenso per la vaccinazione! Ora, non trarrei grandi conclusioni da un singolo studio ma, ancora una volta, è importante ricordare, contro i paladini dell’infodemia, che l’influenza sociale agisce in modi sottili e complessi (e spesso il problema è che non agisce affatto!).
(iv) TikTok Politics and the Era of Embodied Memes (Charlie Warzel, The Atlantic, 4 Ottobre 2022). Un’eccellente intervista a Kevin Munger su una sua recente ricerca su TikTok. Immagino che i miei lettori - come me del resto - non abbiano che una vaga conoscenza di TikTok, ma è il social media che sta crescendo maggiormente e il più usato tra i giovani - non lettori di questo substack. Purtroppo bisogna abbonarsi per leggerla tutta, ma anche nella parte free ci sono molti idee interessanti. Per esempio, la più grande differenza rispetto agli altri social media è che il contenuto proposto da TikTok è completamente determinato da un algoritmo basato sull’attività recente e non sul nostro social network (friends, following, eccetera, come in tutti gli altri social media). Quali sono le conseguenze? Oppure il fatto che il formato - video corti e facili da editare - fa sì che gli utenti siano in generale più attivi che nelle altre piattaforme. Molti altri spunti.
(v) The End of Social Media and the Rise of Recommendation Media (Michael Mignano, Medium, 27 Luglio 2022). Una lettura specifica sul tema appena accennato: contenuti legati (maggiormente) al social network (Twitter, Facebook, Instagram) versus contenuti proposti da un algoritmo (TikTok). Secondo l’autore, il futuro è dei primi e, sempre secondo l’autore, questo potrebbe essere un bene.